Shade
Sott’acqua
I rumori arrivano indistinti, attutiti
il cuore che batte risuona lentamente in testa,
la realtà appare deformata
anche il corpo sembra non appartenerti più.
Attimi senza tempo.
Il dolore che parla una lingua che conosci solo tu
incessantemente
la vita che scorre dentro.
Sembra quasi che l’acqua ti scorra anche nelle vene,
prendendo rapidamente il posto del sangue.
La sensazione che lasciarsi andare giù
Sia più semplice che cercare di nuotare.
Sott’acqua con la mente,
ma con il corpo che si muove sulla terra ferma,
distinti e separati
e poi…
occhi scuri ti guardano attirando la tua attenzione
senti il sangue scorrerti nelle vene di nuovo
i polmoni riempirsi di aria, dopo essere stata sul punto di soffocare.
Vento caldo dall’Africa a far tacere i brutti pensieri
A portare via le lacrime secche
Delicatamente
In una carezza
Sapore di labbra sconosciute
Pelle su pelle
Respirare aria fresca
In un abbraccio che riporta alla vita
Anche solo per poco.
Leggero leggero.
Svegliati
Io e la felicità…
Vi spiego il mio rapporto con la felicità: immaginate di avere nel soggiorno degli scaffali. Fatto? Bene, su questi scaffali ci sono dei libri, con la loro bella copertina, colori e immagini, il titolo con le sue belle lettere chiaramente leggibili; guardandoli sembra che nessuno li abbia mai letti. Si capisce subito quando un libro è stato usato; il dorso rivela delle piccole imperfezioni, cambia leggermente il modo in cui appare da chiuso e, a seconda di chi ne fa uso, potrebbe avere le orecchiette o sembrare rovinato. I libri sul nostro scaffale sembrano invece appena usciti dalla tipografia. Tu sei lì, con un po’ di tempo libero, li osservi e decidi che ti piacerebbe cominciare a leggerne uno, invece di guardare la solita tv. Il problema è che il libro che hai scelto è troppo in alto. Anche in punta di piedi proprio non ci arrivi. Ti guardi intorno in cerca di qualcosa che ti consenta di arrivarci. Prendi la sedia più vicina a te, la porti vicina alla parete e ci sali su. Adesso è un’altra cosa. Allunghi la mano verso il libro che hai scelto, delicatamente inizi ad estrarlo dal suo posto, ansiosa di cominciarne la lettura. Senti la sua consistenza sotto la tua mano, l’odore della carta. Lo puoi vedere, lo puoi toccare con la mano e tra qualche secondo le sue pagine cominceranno a rivelartene l’essenza interiore. Ma improvvisamente senti un rumore, come un crac, e senza sapere neanche capire come, ti ritrovi sul pavimento. La gamba della sedia ha ceduto. Hai scelto tra tutte la sedia più instabile. Quella riposta in un angolo proprio perché c’era il rischio che si rompesse. Solo che era la più vicina e l’hai presa senza pensarci. Ed ora sei stesa sul pavimento. Provi a rialzarti ma la gamba e la caviglia ti fanno troppo male. Sai che in casa non c’è nessuno. Il libro intanto non sai se è rimasto sullo scaffale o se è volato per terra anche lui, infilandosi sotto qualche mobile. Lo toccavi pochi secondi prima ed ora non riesci neanche più a vedere dov’è. Ma il problema è che ti devi rialzare nonostante il dolore, sperando non ci sia nulla di rotto.
Ecco è così tra me e la felicità: la posso vedere, riesco anche a toccarla, ma poi sparisce in un soffio perché tutto intorno è instabile e inaffidabile, lasciandomi a terra con gli arti doloranti e senza aiuto.
Il fantasma
L’immagine sbiadisce lentamente tra i ricordi
Il sapore dei baci e delle carezze si confonde con altre labbra, altre mani, altra pelle
Nell’intento di allontanare dalla mia anima in tempesta
La dannata sensazione di vuoto
Che un animo incurante e sprezzante ha lasciato,
infrangendo un’illusione piuttosto persuasiva.
Solo nella dimensione onirica lo rincontro
Con il suo sorriso beffardo, i suoi sguardi ambigui
E l’inconscio riproduce la sensazione delle sue mani sulla mia pelle,
il sapore delle sue labbra nella mia bocca,
l’odore della sua pelle,
il battito del suo cuore,
mentre il calore pervade il mio corpo…
e poi mi sveglio nella stanza buia, fredda e silenziosa
tra le ombre della notte.
Sospiro.
Solo un fantasma annidato tra i miei pensieri,
Uno spirito lieve che torna periodicamente a trovarmi
Come l’onda del mare che si riversa sulla battigia per poi tornare indietro
dopo la tempesta
Come una barca alla deriva in mezzo alla tempesta.
Nessuno a bordo
Le onde alte sembrano sommergerla,
ribaltarla
ma continua a stare a galla.
Il fragore del mare in tempesta l’unico rumore che si riesce ad udire.
Improvvisamente la calma
Lento fluire del tempo a lenire lievemente
Un cuore in tumulto.
Cercando di silenziare il rumore di tristi pensieri nella testa.
Cercando di non farmi attanagliare il cuore dal vuoto che mi circonda
Fingere di ridere fino alla lacrime per lavare via il dolore dai miei occhi.
Sentire freddo anche sotto i raggi tiepidi di un sole primaverile
Gelo che proviene da dentro.
Desiderare
calore che trasformi il ghiaccio in acqua
musica che si sostituisca al rumore dei pensieri
pienezza che colmi il mio vuoto
un sorriso sincero che come il sole spazzi via le mie nuvole.
Lo specchio
Percepire poesia in luoghi prosaici
Sentire amore in un abbraccio carnale
Intravedere tenerezza in sguardi maliziosi
Scambiare l’interesse nella tua vita per un sentimento nascente
Prendere lucciole per lanterne
Non riuscire a distinguere tra gelosia, insicurezza e curiosità fine a se stessa.
Come in uno specchio
solo la parte finale rimane invariata, il punto di contatto.
Il resto è al contrario
E tu vedi prosaicità laddove c’è pura poesia
Senti carnalità anche in abbraccio affettuoso
Intravedi provocazione in sguardi innamorati
Prendi lanterne che potrebbero illuminare il cammino intero per piccole lucciole.
Come in uno specchio
Toccare con la mano il freddo vetro
laddove ti aspettavi di trovare una calda mano pronta ad afferrare la tua
Come in uno specchio
Guardarsi e non riconoscersi più nell’immagine riflessa
Come uno specchio
Infrangersi cadendo
Tra incrinature sulla superficie e piccoli pezzi lucenti che rimangono a terra
Piccoli pezzi di cuore e graffi sull’anima
Sentire
Non ho bisogno di complimenti,
sterili parole che accarezzano leggere le mie orecchie senza lasciare tracce di sé.
Non ho bisogno di sciocche ostentazioni esteriori di presunto appartenersi.
Non ho bisogno di altro che di te,
del tuo odore, del tuo calore sulla mia pelle,
delle tue mani forti sul mio corpo, dei tuoi baci intensi sulla mia bocca.
Ho bisogno di sentire il respiro accelerare e trasformarsi in gemiti.
Il calore avanzare mentre ti sento dentro di me.
Tra carezze, baci, spinte e sussulti
Un cercarsi, diventare tutt’uno, quasi a volerti rubare l’anima.
Fermarsi a prender fiato e poi ripartire daccapo.
Ho bisogno dei tuoi occhi guardarmi con desiderio mentre mi muovo su di te
e le tue mani che esplorano ogni angolo del mio corpo con quello stesso desiderio.
Spesso soddisfatto, ma mai spento.
Raggiungere il paradiso e poi tornare di nuovo sulla terra.
Ancora, ancora e ancora.
Di piacere mai sazi.
Baci a sigillo della promessa, non mantenuta, di esserci anche domani.
Carezze e abbracci che dicono sono qui tuo oggi e ora, del domani non mi curo.
La stanchezza che sopraggiunge e il sonno calare sui nostri corpi abbracciati.
Spine
legami
legami…
perché un legame c’è
Anche se ora non capisco quale.
Magari tu hai le idee più chiare di me.
O magari no.
Io che sono la tua ragazza sempre
Tu il passeggero di un treno fermo alla stazione sbagliata.
Sei tu fermo o il treno?
E allora sai che devi fare?
Prendi la valigia con i tuoi sogni più reconditi
Butta il fardello dei problemi più pesanti
E raggiungi a piedi la mia stazione.
Dopo che mi hai raggiunto che si fa?
Semplice. Facciamo Paradiso.
Per sempre.