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Io e la felicità…

Vi  spiego il mio rapporto con la felicità: immaginate di avere nel soggiorno degli scaffali. Fatto? Bene, su questi scaffali ci sono dei libri, con la loro bella copertina, colori e immagini, il titolo con le sue belle lettere chiaramente leggibili; guardandoli sembra che nessuno li abbia mai letti. Si capisce subito quando un libro è stato usato; il dorso rivela delle piccole imperfezioni, cambia leggermente il modo in cui appare da chiuso e, a seconda di chi ne fa uso, potrebbe avere le orecchiette o sembrare rovinato. I libri sul nostro scaffale sembrano invece appena usciti dalla tipografia. Tu sei lì, con un po’ di tempo libero, li osservi e decidi che ti piacerebbe cominciare a leggerne uno, invece di guardare la solita tv. Il problema è che il libro che hai scelto è troppo in alto. Anche in punta di piedi proprio non ci arrivi. Ti guardi intorno in cerca di qualcosa che ti consenta di arrivarci. Prendi la sedia più vicina a te, la porti vicina alla parete e ci sali su. Adesso è un’altra cosa. Allunghi la mano verso il libro che hai scelto, delicatamente inizi ad estrarlo dal suo posto, ansiosa di cominciarne la lettura. Senti la sua consistenza sotto la tua mano, l’odore della carta. Lo puoi vedere, lo puoi toccare con la mano e tra qualche secondo le sue pagine cominceranno a rivelartene l’essenza interiore. Ma improvvisamente senti un rumore, come un crac, e senza sapere neanche capire come, ti ritrovi sul pavimento. La gamba della sedia ha ceduto. Hai scelto tra tutte la sedia più instabile. Quella riposta in un angolo proprio perché c’era il rischio che si rompesse. Solo che era la più vicina e l’hai presa senza pensarci. Ed ora sei stesa sul pavimento. Provi a rialzarti ma la gamba e la caviglia ti fanno troppo male. Sai che in casa non c’è nessuno. Il libro intanto non sai se è rimasto sullo scaffale o se è volato per terra anche lui, infilandosi sotto qualche mobile. Lo toccavi pochi secondi prima ed ora non riesci neanche più a vedere dov’è.  Ma il problema è che ti devi rialzare nonostante il dolore, sperando non ci sia nulla di rotto.
Ecco è così tra me e la felicità: la posso vedere, riesco anche a toccarla, ma poi sparisce in un soffio perché tutto intorno è instabile e inaffidabile, lasciandomi a terra con gli arti doloranti e senza aiuto.